Più spazio alle persone
La Città 30 nasce per rispondere a un bisogno primario che è la sicurezza dei cittadini e dal diritto a potersi spostare al suo interno senza il tributo quotidiano di morti e feriti sulle strade e in particolare delle strade urbane. Occorre ricordare che gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani sotto i 24 anni. La Città 30 riduce l’incidentalità, contrasta l’inquinamento e migliora la vivibilità delle nostre città senza penalizzare il traffico veicolare.
In realtà la Città 30 non è semplicemente la riduzione di un limite di velocità, ma un “intervento” più ampio e complesso, infrastrutturale e culturale, di riqualificazione dell’ambiente urbano mediante la restituzione di spazio pubblico alle persone, alla loro sicurezza e socialità. La sua introduzione permette di contrastare gli squilibri causati da politiche non lungimiranti che non hanno saputo bilanciare l’uso dei mezzi motorizzati privati con gli elementi connettivi dei centri urbani e la promozione dell’utilizzo dei mezzi pubblici e della mobilità pedonale e ciclistica.
Le città hanno subito una trasformazione, comprese le città d’arte, facendone crescere la congestione, mentre si riduceva la vivibilità. Questo processo ha inoltre causato una minore efficienza degli spostamenti, come è riscontrabile nella costante riduzione della velocità media dei movimenti e nell’esigenza di un sempre maggior numero di parcheggi; il tutto a discapito della mobilità pubblica e della mobilità ecosostenibile, che hanno restituito alle persone che vi abitano città invivibili, inquinate e insicure. Tale situazione ha portato i cittadini alla consapevolezza che occorrono strade più fluide e sicure, luoghi di scambio culturale e di socialità, spazi verdi e ambienti meno inquinati: questa è la Città 30, la città delle persone, non soltanto una riduzione della velocità massima dei veicoli a 30 km/h sulle strade urbane che non siano di scorrimento.
E. Galatola, A. Colombo – “Città 30 – il vademecum”