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    Santuario di Preneste

    7 Luglio 2019

    • « Tra i Simbruini e i Carseolani
    • Minicorso di manutenzione e di preparazione alle vacanze in bici »

    visita guidata al Santuario romano e a Castel San Pietro

    PROGRAMMA

    Tipologia Difficoltà Lunghezza Dislivello Trasporto
    Cicloturistica
     Percorso che richiede allenamento
    50 km
    n.d. m
    Treno + bici
    Itinerario
    Dalla stazione di Zagarolo si procede verso il Paese e si continua in direzione di Gallicano percorrendo la pedemontana. Si visita il centro storico di Palestrina, soffermandosi nella piazza principale (antico foro romano) e si prosegue verso il Museo Archeologico Nazionale e gli scavi del Santuario della Fortuna Primigenia (ingresso gratuito per la prima domenica del mese). Dopo la visita si sale in direzione di Castel San Pietro Romano per la pausa pranzo e la visita al paese.
    Rientro alla stazione di Zagarolo.

    DESCRIZIONE
    Le origini di Praeneste
    Come le più importanti città del mediterraneo, anche la fondazione di Praeneste è considerata sacra e leggendaria. Secondo la narrazione mitica dei più importanti autori antichi, fra cui: Strabone,Tito Livio e Ovidio, il fondatore della città sarebbe stato Telegono, figlio di Ulisse e Circe. La leggenda narra che la cupa predizione vaticinata dell’indovino Tiresia lo rese allo stesso tempo parricida e fondatore di una città che lo avesse accolto da pastori coronati di foglie. Inviato dalla madre Circe alla ricerca del padre, giunto alle falde del monte Ginestro – la collina che sovrasta Praeneste – avrebbe incontrato danzatori ornati con foglie di leccio. In seguito approdato a Itaca, per sfamare l’equipaggio a corto di viveri, danneggiò gravemente le campagne circostanti; ciò provocò l’intervento di Ulisse che intervenuto per difendere le campagne si scontrò involontariamente con il figlio e rimase ucciso.
    Il Santuario della Fortuna Primigenia
    Il santuario occupava tutta l’area del centro storico di Palestrina. Si estendeva dalla zona bassa, dove si riconosce il portico monumentale antistante l’antico ingresso (propileo) e un ampio ninfeo, fino alla sommità del tempio dedicato alla dea Fortuna.
    Nella zona centrale (già foro romano e attuale Piazza Regina Margherita), sono visibili i ruderi di alcuni monumenti trasformati nel corso dei secoli: la basilica, in parte occupata nel ex Seminario vescovile; l’aula absidata, dove è stato scoperto il famoso mosaico nilotico; il basamento di un grande tempio inglobato nella cattedrale dedicata a San Agapito (sec. XII). Nella parte alta sono visibili i resti del tempio vero e proprio trasformato in palazzo Colonna-Barberini. I Colonna, feudatari di Palestrina già dal 1043, edificarono il loro palazzo sulle strutture dell’emiciclo. Dopo alterne vicende, fra cui l’assedio e la distruzione del palazzo avvenuto nel 1298 dalle milizie di papa Bonifacio VIII, il feudo fu venduto nel 1630 a papa Urbano VIII che lo donò al fratello Carlo Barberini.
    La visita al santuario – che si dovrebbe percorrere dal basso – inizia dal terzo terrazzamento da cui salgono due rampe che in origine erano semicoperte da un portico. Salita la rampa, si giunge su una terrazza centrale detta “degli emicicli” per le due esedre con colonne doriche: una delle esedre conserva ancora tre colonne, l’attico e i resti di un pozzo già decorato da colonnine corinzie che sorreggevano una tholos conica; questo era probabilmente il luogo in cui erano estratte le “sortes” dell’oracolo cui si chiedeva il responso. Salendo ancora si giunge su una terrazza decorata alternativamente da edicole e fornici: era forse destinata a botteghe o a luoghi di sosta. Dalla rampa centrale si giunge sulla grande spianata, in origine circondata su tre lati da un portico e aperta a sud da una balaustra che si affacciava verso la campagna laziale. L’ultimo livello del santuario era costituito da un’alta esedra con colonne corinzie, sormontate da un’ampia trabeazione porticata, disposta intorno alla cavea teatrale. Questo ambiente è stato inglobato nelle strutture del palazzo Colonna-Barberini: rimangono solo le pareti di fondo a testimoniare l’opera del passato. La cella della dea Fortuna, posta a coronamento del tempio, era un tempietto rotondo cinto da colonne corinzie.
    Il Museo Archeologico Nazionale
    Restaurato nel 1998, ospita una raccolta di reperti rinvenuti negli scavi ottocenteschi dai principi Barberini e dai ritrovamenti avvenuti a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Alcune statue fanno riferimento al culto della dea Fortuna: fra queste, la più interessante è la statua colossale in marmo bigio di “Iside-Fortuna”, epoca tardo ellenistica (fine II sec. a.C.). Altra opera di grande pregio è il gruppo scultoreo della “Triade Capitolina” che raffigura le tre divinità più importanti di Roma (Giove, Giunone e Minerva) sedute su un unico sedile, accompagnate dai loro attributi (aquila, pavone e civetta). Di epoca augustea il famoso rilievo “Grimani” che raffigura la pace e la prosperità imperiale attraverso la maternità: nella lastra di marmo, che decorava una fontana, la femmina del cinghiale è intenta ad allattare i piccoli.
    L’opera che sicuramente ha reso celebre il museo è il famoso “mosaico nilotico”, celebrato dai maggiori esperti come esemplare unico della raffigurazione musiva romano-ellenistica. Realizzato intorno al 80 a.C. per la decorazione pavimentale dell’aula absidata della basilica del foro, costituisce un chiaro riferimento alla tradizionale idea che si erano fatti i romani della cultura egizia. Il soggetto del mosaico rappresenta gli effetti di una delle tante inondazioni del Nilo e allude allo stretto rapporto tra Iside e Fortuna Primigenia. In alto viene raffigurata l’Etiopia e l’Alto Egitto con paesaggi tipicamente africani di rocce, cacciatori e animali selvatici; la zona inferiore illustra soggetti più vicini alla realtà, in un paesaggio edificato con templi, ville e palazzi, in un ambiente sereno e dedito alla vita di tutti i giorni; in posizione principale, la scena del banchetto sotto il pergolato che richiama le feste idilliche in onore di Serapide che si svolgevano lungo il canale di Canopo.
    Castel San Pietro Romano
    Un borgo arroccato sul monte Ginestro, dove sorgeva l’antica acropoli di Praeneste. Appartenuto ai Colonna fin dal secoli XI possiede i resti un bel castello medievale. E’ chiamato “La città del cinema” per essere stato il set di molti film degli anni Cinquanta e Sessanta, fra cui “pane amore e fantasia”.

    ACCOMPAGNATORI

    Walter De Dominicis – Tel. 338-6245006 / 06-5138104 – E-mail walterdedo14@gmail.com

    INFORMAZIONI

    Appuntamento
    DOMENICA 7 LUGLIO 2019 – Roma Termini ore 7:45
    Treno (andata) per Zagarolo. L’orario di partenza sarà comunicato in seguito all’iscrizione
    Partenza da
    Arrivo ore
    Treno (ritorno) da Zagarolo
    Partenza ore
    17:51
    .
    Arrivo a
    Roma Termini 18:20
    Note
    pranzo al sacco
    casco consigliato
    acqua oltre la borraccia
    abbigliamento leggero
    luci
    lucchetto
    Costi
    La visita al Museo Barberini è gratuita (prima domenica del mese).
    Treno Roma Zagarolo € 2,60
    Treno Zagarolo Roma € 2,60
    Supplemento bici € 3,50
    Immagini

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    Dettagli

    Data:
    7 Luglio 2019
    Categoria Evento:
    Uscite
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